In questo articolo parliamo della digestione, il processo attraverso il quale un alimento è convertito in nutrienti per il corpo.
Ignorando per ora le valenze emotive, compensatorie, culturali e socializzanti del cibo, concentriamoci sulla sua funzione primaria, quella di fornire all’organismo energia per lo svolgimento delle funzioni vitali: digestione, vita di relazione (vita sociale, lavorativa, ecc.), rinnovamento cellulare ed eliminazione delle scorie.
Premesso che il cibo non digerito non ha alcun valore nutritivo, digestioni lente e incomplete danno luogo a fermentazioni e putrefazioni. Il prodotto di scarto di tali processi, le scorie metaboliche, è tossico per l’organismo e dev’essere eliminato dagli organi emuntori attraverso reazioni chimiche complesse.
La nostra energia di domani dipende da ciò che mangeremo oggi!
E’ noto che una buona digestione inizia in bocca: maggiore è il lavoro svolto dalla saliva (in particolare per i carboidrati), minore sarà quello delle altre secrezioni e migliore la digestione. Nel passaggio attraverso l’apparato digerente, il cibo subisce una quantità di trasformazioni chimiche ad opera degli enzimi, che lo riducono in composti più semplici in grado di essere immessi nel flusso sanguigno ed essere utilizzati dalle cellule del corpo. Ogni enzima ha un’azione specifica e agisce cioè solo su un tipo di sostanza, quindi se dopo un piatto di pasta (carboidrato) mangio una proteina, la digestione del carboidrato viene interrotta dall’arrivo nello stomaco della proteina, che richiede enzimi e succhi digestivi molto diversi.
Nelle varie fasi della digestione interviene l’azione di un diverso enzima, ma ciascuno è in grado di svolgere il proprio ruolo solo se quello che lo ha preceduto ha completato il suo.
La digestione dei carboidrati (amidi) inizia in bocca per mezzo della ptialina contenuta nella saliva, si arresta nello stomaco a causa dell’acidità dell’ambiente gastrico e prosegue nell’intestino, grazie all’amilasi prodotta dal pancreas (sempre che non abbia subito fermentazione prima di raggiungere l’intestino).
I grassi vengono digeriti nell’intestino tenue e trasformati in lipidi, grazie alla bile prodotta nel fegato e secreta dalla cistifellea.
Le proteine vengono digerite nello stomaco (in ambiente acido) per azione della pepsina, il cui effetto viene inibito alle basse temperature e dall’alcol.
Per completezza di informazioni dobbiamo dire che lo stomaco può parzialmente adattarsi alle sostanze da digerire e secernere un succo gastrico di composizione diversa a seconda del tipo di cibo. Questa capacità dipende molto anche dalla quantità di cibo ingerito e da quanti alimenti diversi si mescolano nello stomaco, per cui la scelta migliore resta quella di rispettare il più possibile le combinazioni alimentari.
Lo studio della fisiologia umana comparata con quella di altri animali mostra che il nostro apparato digerente è molto simile a quello delle scimmie, e che il cibo più adatto all’uomo sono frutta e verdura, semi oleosi e frutta a guscio.
Lo stomaco ha una capienza di circa 1,5 litri: si consiglia di non mangiare più di 500 ml di cibo (dopo masticato) alla volta perchè lo stomaco deve utilizzare anche acqua e succhi gastrici per poter digerire il cibo. Durante la notte lo stomaco si ferma; se mangiamo prima di andare a dormire, il cibo rimane nello stomaco fino a quando ci svegliamo. Se abbiamo mangiato carboidrati, vanno in fermentazione. se abbiamo mangiato proteine vanno in putrefazione. Il mattino dopo ciò che entra nell’intestino è cibo avariato.
Il corpo dispone di vari sistemi d’emergenza, che tuttavia non sono a costo zero: per riuscire a scomporre o digerire ciò che non può essere assimilato deve attingere alle riserve interne di minerali, quindi è molto meglio sapere come combinare gli alimenti (qui l’approfondimento).
C’è un mito da sfatare riguardo il consumo di proteine e l’importanza di privilegiare alimenti che contengono il maggior numero possibile di amminoacidi: in realtà l’apporto dei vari nutrienti non deve avvenire necessariamente nello stesso pasto perchè il corpo non usa direttamente le proteine che assume, deve comunque smontarle, scinderle e ricostruire con i vari mattoncini ciò che gli serve.
Poichè ogni tipo di alimento necessita di un enzima specifico, si dovrebbe ingerire un solo tipo di alimento alla volta, sempre abbinato alle verdure: cereali e verdure, legumi e verdure, amidi e verdure, proteine e verdure. Le combinazioni errate sono un lavoraccio per l’intestino! (per approfondire questo argomento vi rimando all’articolo sulle combinazioni alimentari).
In generale l’eccesso di cibo impoverisce i succhi gastrici, lo stesso vale quando si mangia continuamente senza aver ancora digerito il pasto precedente: se il corpo è ancora impegnato nella digestione, è incapace di produrre quantità sufficienti di bile e succhi gastrici per trattare altro cibo. Se questo accade svariate volte, l’organismo ricava sempre meno sostanze nutritive e si generano sempre più tossine.
I ritmi circadiani sono una sorta di orologio biologico, che regola varie funzioni dell’organismo, tra cui il processo digestivo e assimilativo. La produzione di bile e succhi gastrici aumenta naturalmente verso mezzogiorno, mentre diminuisce notevolmente al mattino e alla sera, perciò la parte della giornata ottimale per l’assunzione del cibo va dalle 12 alle 20 (fase assimilativa). E’ meglio non mangiare per 3 ore della sveglia e 3 ore prima di andare a dormire. Al mattino abbiamo il massimo dell’energia a disposizione, inoltre il corpo si trova nella fase eliminativa delle tossine. Finchè siamo giovani, il corpo riesce sia a digerire che ad espellere le tossine, ma andando avanti con l’età l’energia si riduce e non ne resta a sufficienza per l’eliminazione.
Bere acqua durante i pasti interferisce col processo di digestione, perchè l’acqua diluisce i succhi gastrici.Se beviamo mentre mangiamo, l’acqua staziona nello stomaco per tutto il tempo necessario per preparare la digestione del cibo. L’opzione ideale è bere mezz’ora prima dei pasti o 3 ore dopo un pasto.
La misura in cui si può trasgredire a queste regole dipende dai nostri pensieri ed emozioni, da come respiriamo e dalla qualità dell’aria, dell’esercizio fisico, del riposo e dell’ambiente in cui viviamo.
Noi siamo il miglior medico di noi stessi: solo noi possiamo sapere cosa succede dentro di noi. Prestando attenzione ai segnali del corpo, è facile capire se digeriamo bene, se un determinato alimento va bene per noi. La pelle, le urine, le feci, l’alito ci forniscono segnali che indicano se le nostre abitudini alimentari ci stanno nutrendo o indebolendo.