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Creare la propria realtà

Postato da: Silvia
Categoria: fisica quantistica, gestione del pensiero
creare la propria realtà

Questo articolo è dedicato alla consapevolezza, e a come possiamo cambiare il mondo attorno a noi cambiando le nostre convinzioni e programmazioni mentali. Se non avete ancora letto il libro di Joe Dispenza “Cambia l’abitudine di essere te stesso” ve lo consiglio, è un must nella biblioteca di chi ha deciso di osare nella propria vita! Joe è specializzato in neurologia, biologia cellulare, formazione della memoria, epigenetica, neuroplasticità e psiconeuroimmunologia, ed è formatore e divulgatore di fama mondiale.
Gli studi più
 recenti su cervello, mente e coscienza da un lato e le scoperte della fisica quantistica dall’altro confermano che la nostra mente è in grado non solo di modificare l’espressione dei nostri geni, ma anche di influenzare la realtà intorno a noi. A prima vista può sembrare un’impresa impossibile, perché per la sua fisiologia il cervello “resiste” al cambiamento, che percepisce come una minaccia per la sopravvivenza. Tuttavia gli studi sulla neuroplasticità dimostrano che cambiare è possibile: occorre dapprima cambiare “modo di pensare” e prefiggersi un modello ideale di noi diverso e migliore di quello attuale. Ma andiamo con ordine e partiamo da alcune interessanti nozioni relative al funzionamento del cervello.

Com’è fatto il cervello

Si calcola che nel cervello umano ci siano ca. 100 miliardi di neuroni, e che ogni neurone possa stabilire da 50 a 10.000 collegamenti o sinapsi con altri neuroni. (oltre 1 milione di miliardi di sinapsi). Il cervello è strutturato per riflettere tutto quello che conosciamo del mondo esterno: ogni conoscenza ed esperienza, ogni relazione con le persone che abbiamo conosciuto, ogni azione e comportamento sperimentati in luoghi e tempi diversi, sono immagazzinati nel cervello attraverso milioni di connessioni sinaptiche, che creano “percorsi neuronali”. In qualche modo i ricordi collegati al nostro mondo ci inducono a riprodurre sempre le stesse esperienze: ecco perché si dice che l’ambiente esterno controlla la mente.

La nostra personalità è il risultato dell’attivazione di una determinata serie di circuiti neuronali, in particolare quelli che abbiamo attivato più frequentemente di altri fino a diventare abitudini automatiche e inconsce. E’ molto più della semplice routine: non solo i pensieri sono ripetitivi, ma anche gli atteggiamenti e i sentimenti che proviamo. Quando ripensiamo ad una forte esperienza emotiva, si attivano gli stessi circuiti cerebrali della prima volta in cui l’abbiamo vissuta: in un certo senso programmiamo la nostra mente in base al passato.
Secondo gli psicologi l’identità di un individuo è completamente formata verso i 35 anni, quando abbiamo memorizzato un insieme di comportamenti, convinzioni, atteggiamenti, reazioni emotive, abitudini, capacità, associazioni di idee e di ricordi, che a questo punto sono programmati dentro di noi a livello inconscio. A 35 anni il 95% della nostra personalità è formata da una serie di programmi subconsci divenuti automatici, sui quali la mente conscia non ha più molto controllo: appena produciamo un pensiero, una sensazione, una reazione, il corpo inserisce il pilota automatico.
Le neuroscienze hanno dimostrato che i nostri pensieri producono sostanze biochimiche (neurotrasmettitori, neuropeptidi, e ormoni) che innescano reazioni fisiche nel corpo coerenti con i pensieri stessi (per approfondire leggi l’articolo “Molecole di emozioni”). Tra cervello e corpo si instaura una sorta di sincronicità: mentre iniziamo a sentirci nel modo in cui pensiamo, cominciamo anche a pensare nel modo in cui ci sentiamo. Quando mente e corpo agiscono all’unisono, il prodotto finale è il “modo d’essere”, parte integrante della nostra identità: quante volte ci identifichiamo con il modo in cui pensiamo o ci sentiamo in un dato momento? Sono arrabbiato, sto male, sono insicuro…il corpo sviluppa dipendenza da qualsiasi emozione (esattamente come succederebbe con la droga).
Questo concetto ha una portata enorme! Per fare un esempio, una persona potrebbe voler essere felice, libera, in salute, ma l’aver sperimentato per molti anni sofferenza e dolore, unito all’assuefazione alle sostanze chimiche legate al dolore prodotte dal corpo, ha condizionato a livello inconscio il corpo a reiterare sempre lo stesso stato. In queste condizioni diventa molto difficile essere felice, liberi o in salute.
Se per caso la nostra mente conscia cerca di riguadagnare il controllo, l’ordine chimico interno si rompe. Il corpo invia segnali al cervello per dissuaderci dai nostri obiettivi: il 5% della mente conscia lotta contro il 95% della mente inconscia.

Cambiare modo d’essere

Abbiamo visto che senza la collaborazione tra mente e corpo non può esserci cambiamento. Ciò accade quando non siamo più consapevoli di ciò che pensiamo, facciamo o sentiamo. Dobbiamo quindi riuscire ad allineare le intenzioni della mente con le reazioni del corpo. Com’è possibile? 

Il cambiamento passa attraverso tre fasi: pensare, fare, ed essere.

  1. Pensare. Il primo passo consiste nell’acquisire consapevolezza di questi processi, attraverso l’osservazione delle proprie convinzioni, dei propri pensieri inconsci e delle reazioni emotive automatiche. Per cambiare un certo modo d’essere, dobbiamo riconoscere le nostre convinzioni autolimitanti e privarle del loro carico emotivo, per poter guardare agli eventi del passato e a chi eravamo senza il filtro dell’emozione. Grazie al dono della neuroplasticità possiamo andare oltre i nostri condizionamenti assumendo un controllo consapevole su ciò che è diventato un modo d’essere inconscio. L’area del cervello deputata al pensiero è la neocorteccia. 
  2. Fare. Il secondo passo consiste nel creare una mente nuova, scegliere come e chi vogliamo essere, individuando nuovi comportamenti. Sostituendo le vecchie abitudini con nuovi comportamenti, creiamo nuove reti neurali e, attraverso la ripetizione, nuove abitudini: dobbiamo pianificare come vivere le nuove esperienze in ogni minimo dettaglio, fino a quando i pensieri inizieranno a trasformarsi in una esperienza reale. Quando nuove reti neurali si attivano, entra in gioco il cervello limbico (detto anche “cervello emotivo”), che presiede la formazione dei ricordi a lungo termine. Quando creiamo una nuova esperienza, anche le emozioni che ne derivano saranno diverse, e diverso sarà il cocktail chimico prodotto dal corpo: in questo modo modifichiamo le risposte genetiche. Colmare il divario tra chi siamo veramente e come ci presentiamo al mondo è la sfida più grande che dobbiamo affrontare nella vita.
  3. Essere. Una volta create nuove esperienze, emozioni e sensazioni, dobbiamo memorizzare quel sentimento per spostare ciò che abbiamo appreso dalla mente inconscia a quella conscia. Attraverso la ripetizione diventiamo in grado di ricreare un’esperienza senza sforzo consapevole, fino a che essa diventa un’abitudine (o un’abilità). L’area del cervello che si attiva è il cervelletto, il centro della memoria. Quando una determinata azione o comportamento diventa totalmente automatico, il cervelletto prende il sopravvento ed include quell’azione nella programmazione subconscia: diventiamo così!
    N
    ella fase creativa siamo pura consapevolezza, i nostri pensieri diventano la nostra realtà e la nostra esperienza. Quando il pensiero diventa esperienza, si produce un’emozione; quando viviamo l’emozione dell’evento, il corpo inizia a reagire di conseguenza: cominciamo a manifestare la realtà che desideriamo e che abbiamo progettato. 

Per approfondire: https://drjoedispenza.com/https://www.facebook.com/joedispenzaitalia/