Nel 1910 Edward Purington, filosofo e autore di un noto libro sul digiuno, pubblicò un articolo interessante e rivoluzionario per quei tempi, e assolutamente attuale per i giorni nostri, dal titolo “Il cibo è digerito dalla mente prima che dallo stomaco”, per spiegare il ruolo del cervello nella digestione del cibo. Secondo Purington “il valore dell’alimentazione non è dato da ciò di cui il cibo è fatto, ma da ciò che ne facciamo. Un uomo grasso e uno magro possono mangiare la stessa quantità degli stessi esatti cibi, e il risultato sarà che l’uomo grasso continuerà ad ingrassare e l’uomo magro rimarrà magro. Tutto dipende dall’atteggiamento mentale della persona che mangia. Uno scaricatore di porto mangia qualsiasi cosa senza alcun pensiero, se non che ha fame quando ha fame e che il cibo lo renderà forte, mentre un invalido non sarà nutrito dal miglior cibo predigerito, perché ha già preso la sua decisione che non gli farà bene.”
“Perciò non dovremmo mai mangiare nulla che non ci piaccia, non importa quanto qualcuno insista che ci farà bene. Nessun cibo ci farà bene, se non ci piace. L’assimilazione è governata in gran parte dalle emozioni, non dal mero meccanismo dei succhi gastrici. Qualsiasi emozione improvvisa, che sia felicità, paura, dolore, o piacere, influenza la nostra anatomia”.
A sostegno di questo concetto, che ho sperimentato mille e mille volte su di me, si esprime anche il lavoro del dottor Giuseppe Cocca, medico igienista contemporaneo che ha elaborato la “Nuova Igiene Naturale”. Non basta che un alimento contenga un nutriente affinché il corpo lo possa assimilare: non sono le proprietà dell’alimento a curare, bensì è il corpo che utilizza il cibo e ne assimila le proprietà.
Il corpo utilizza l’energia secondo una scala di priorità: al primo posto c’è la vita di relazione, al secondo posto la digestione e al terzo l’eliminazione delle tossine. Tuttavia in situazioni di emergenza il sistema dà la priorità alla sopravvivenza, quindi quando percepiamo un pericolo, tutte le energie vanno al sistema di lotta/fuga.
Nella vita attuale non c’è più il timore di essere assaliti da una bestia feroce, tuttavia le preoccupazioni agiscono come se ci fosse la tigre fuori dalla porta: la preoccupazione stimola i meccanismi di sopravvivenza, per cui l’energia va nella testa e non ne resta a sufficienza per eliminare le tossine. Più siamo preoccupati, meno energia portiamo nell’apparato digerente. E’ interessante notare come preoccuparsi significa “occuparsi prima di cose che non sono ancora successe” (e che potrebbero anche non succedere mai)…
Digeriamo bene solo se siamo tranquilli: ciò premesso, se mangiamo molto o spendiamo troppe energie per la vita di relazione, non ne resta a sufficienza a fegato, reni e polmoni per l’eliminazione delle tossine. In questo caso dobbiamo riposare di più, o mettere a riposo l’apparato digerente o la mente. Certo, a parità di preoccupazioni, un’alimentazione più leggera, con combinazioni più semplici, è più facilmente digeribile, ma ciò che fa la differenza è il nostro atteggiamento mentale. Per una buona digestione dobbiamo essere rilassati e contenti, goderci il cibo convinti che quello che mangiamo ci farà benissimo. Anche davanti a nuovi modelli di alimentazione, l’atteggiamento migliore non è imporsi una dieta se non la sentiamo nostra, ma piuttosto sperimentare e poi valutarne i risultati.