Molecole di emozioni

Postato da: Silvia
Categoria: biologia, neuroscienze
emozioni

Ho sempre avuto la convinzione che le emozioni influenzano la chimica del corpo e che ogni malattia è espressione di un conflitto emotivo, ma mi mancavano le evidenze scientifiche. Quando ho letto per la prima volta il libro di Candace Pert (neuroscienziata americana) il mio cuore ha esultato: bingo!
Le ricerche sui neurotrasmettitori degli anni ’70 dimostrarono che esiste una base bio-molecolare delle emozioni. Nel 1975 era stata scoperto nel cervello il neurotrasmettitore (o peptide) encefalina, l’equivalente naturale di oppio e morfina. I peptidi sono minuscoli frammenti di proteine che, nonostante la loro struttura ingannevolmente semplice, possono attivare reazioni di una complessità strabiliante ed hanno il compito di distribuire le informazioni in tutto l’organismo. Essi si trovano in tutte le parti del cervello, sia nella corteccia cerebrale, sede delle funzioni superiori, che nel sistema limbico, sede delle emozioni. Ma la scoperta più sensazionale fu che nel cervello si trova anche il recettore (i
l recettore è una serratura che si apre solo quando si inserisce la chiave giusta, ovvero il legante) per il funzionamento dell’encefalina. Inoltre i recettori degli oppiacei si trovano principalmente nel sistema limbico, mentre sono decisamente meno presenti nel lobo frontale della corteccia cerebrale. Candace Pert scoprì recettori corrispondenti a 22 neuropeptidi noti e trovò che l’85-95% è concentrato nel cervello limbico: amigdala, ippocampo e corteccia cerebrale. 

Perché sentiamo quello che sentiamo?

Le emozioni hanno origine nel corpo e poi vengono percepite nella testa, o nascono nella testa e da lì si trasmettono al corpo?
Già nel 1884 William James, assistente di filosofia ad Harvard, aveva suggerito che la fonte delle emozioni è viscerale e non cognitiva. Quando percepiamo i fatti dall’ambiente esterno, avvertiamo sensazioni corporee e in seguito, in base alla percezione che stimola la memoria e l’immaginazione, etichettiamo le sensazioni fisiche sotto il nome dell’una o dell’altra emozione. Non esistono entità che si possano definire emozioni, ma solo la percezione e la reazione fisica. Fra le sensazioni fisiche in risposta alla percezione vi sono il battito del cuore, la stretta allo stomaco, la tensione dei muscoli, il sudore delle mani: queste sono le emozioni, cambiamenti organici, muscolari e viscerali, indotti indirettamente dal funzionamento del corpo.
Successivamente, nel 1927, Walter Cannon, fisiologo sperimentale autore de “La saggezza del corpo”, spiegò il funzionamento del sistema nervoso autonomo. Il nervo vago fuoriesce dalla parte posteriore del cervello e si suddivide lungo i fasci di cellule nervose (gangli) del midollo spinale, diramandosi verso molti organi. Stimolando il nervo vago con degli elettrodi nell’ipotalamo, egli dimostrò che si potevano indurre cambiamenti fisiologici in tutti questi organi. Calcolando quanto tempo passava dalla scossa elettrica al manifestarsi dei cambiamenti corporei, concluse che questi cambiamenti erano troppo lenti per poter essere le causa delle emozioni. Inoltre tagliando il nervo vago alle cavie, queste sembravano conservare un comportamento emotivo di fronte alle minacce. Così Cannon concluse che l’ipotalamo era la sede delle emozioni.

Oggi sappiamo che si tratta di un processo simultaneo a doppio senso: ogni cambiamento nello stato fisiologico è accompagnato da un cambiamento correlato nello stato mentale emotivo, cosciente o no, e viceversa.

Peptidi: i “messaggeri” del corpo

All’inizio degli anni ’80 gli scienziati compresero che in realtà meno del 2% delle comunicazioni tra neuroni avviene a livello delle sinapsi, infatti peptidi e recettori erano situati in aree distanti fra loro. Fu Francis Schmitt del MIT, nel 1984, a definire ormoni, neurotrasmettitori e peptidi come “sostanze informazionali”, suggerendo l’esistenza di un sistema parasinaptico in cui essi viaggiano nei fluidi extracellulari per raggiungere i recettori specifici. Successivamente si scoprì che i neuropeptidi si trovano anche negli organi posti alle estremità del corpo: questo permise di ricostruire con precisione le connessioni esistenti fra le varie parti, suggerendo che esiste una rete psicosomatica che si estende in tutto il corpo.

Nel 1982 Blalok scoprì che anche le cellule immunitarie producono neuropeptidi, in particolare endorfine, e che il Sistema Immunitario comunica col Sistema nervoso e il cervello attraverso i neuropeptidi e i loro recettori. Se le cellule immunitarie producono endorfine, dovevano esserci anche dei recettori degli oppiacei: infatti vennero trovati recettori sulla superficie delle cellule immunitarie per quasi tutti i peptidi (eroina, oppio, litio, ecc) individuati nel cervello. La densità di recettori nell’intestino  è probabilmente la ragione per cui sentiamo le emozioni in quella parte anatomica, dette anche “sensazioni viscerali”.

La successiva scoperta che nel cervello esistevano immunopeptidi fu la conferma che il Sistema Immunitario invia e riceve informazioni dal cervello attraverso i neuropeptidi: il corpo e la mente comunicano tra loro. (fino ad allora si era sempre ritenuto che il Sistema Immunitario agisse slegato dal cervello, secondo la teoria dell’impenetrabilità della barriera emato-encefalica del cervello).

Secondo Candace Pert il Sistema Immunitario gioca un ruolo essenziale nel ciclo completo della biochimica delle emozioni. Il S.I comprende milza, midollo osseo, linfonodi e vari tipi di globuli bianchi; il suo ruolo è quello di difendere l’organismo da agenti patogeni e ripararne i danni., distinguendo tra ciò che fa parte dell’organismo e ciò che non fa parte e va eliminato (ad es. un tumore).
Le cellule del Sistema Immunitario viaggiano per tutto l’organismo per organizzare le difese. Le cellule immunitarie non solo presentano i recettori per i vari neuropeptidi, ma producono a loro volta peptidi, sostanze informazionali capaci di regolare l’umore e le emozioni. Esiste dunque una comunicazione biunivoca tra le cellule dei vari apparati: la mente è ciò che tiene insieme la rete, ed è inseparabile dal corpo. Data la presenza di neuropeptidi e rispettivi recettori ovunque, possiamo dire che la mente è nel corpo. Non possiamo più attribuire alle emozioni minor validità che alla parte fisica e materiale, anzi dobbiamo considerarle una chiave per la comprensione delle malattie.