Sugar blues

Postato da: Silvia
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“Sugar blues”, di William Dufty, è uno di quei libri che considero pietre miliari, che ti aprono gli occhi e non puoi più dire “non lo sapevo”, soprattutto se più leggi, più capisci ciò che succede nel tuo corpo.

BREVE STORIA DELLO ZUCCHERO

La canna da zucchero è originaria dell’India, i cui abitanti iniziarono a masticarla per la sua dolcezza. La coltivazione era molto faticosa, la canna veniva pestata nei mortai per estrarne il succo, che poi si lasciava rapprendere. In seguito si cominciò a pressare la canna e berne il succo, come accadde per gli Indiani d’America con il succo d’acero, il sidro di mele o il succo di dattero di palma. Ma i succhi non potevano essere conservati, perché a rischio di fermentazione. 

Durante le esplorazioni delle Indie orientali, gli uomini di Alessandro il Grande scoprirono che gli indigeni nella valle dell’Indo bevevano una bevanda fermentata a base di succo di canna, e da lì in avanti Greci e Romani lo usarono in medicina, come il miele, col nome di saccharum. 

Fu la scuola medica e farmacologica dell’impero persiano a realizzare il primo processo di cristallizzazione e raffinazione del succo di canna in forma solida, che si potesse conservare senza fermentare e fosse quindi adatta al commercio e al trasporto. Era poco dopo il 600 d.C.: a quell’epoca il saccharum era considerato un farmaco miracoloso. Lo zucchero divenne un potente fattore politico-economico, e diede luogo ad una delle pagine più tristi nella storia dell’uomo: 20 milioni di africani furono oggetto del commercio degli schiavi ad opera di Portoghesi, Spagnoli e Inglesi.

Il succo di canna fermentato veniva trasformato in rum, spesso venduto agli Indiani pellerossa in cambio di pelli che venivano rivendute in Europa per una fortuna. Lungo la rotta verso ovest, le flotte europee razziavano schiavi sulla costa occidentale africana e li vendevano ai piantatori nelle Antille per produrre più canna. Ci vollero tre secoli per sollevare le coscienze europee contro la schiavitù, abolita infine dai francesi nel 1807.

Nel 1747 fu scoperto il surrogato dello zucchero da barbabietola. Gli Stati Uniti si erano appena liberati dal colonialismo inglese ed entrarono in scena nel business dello zucchero con alcune invenzioni che ne aumentarono a dismisura la produzione. Cuba fu la prima colonia, e forniva il 90% dello zucchero americano.

Per secoli lo zucchero era rimasto alla portata dei ricchissimi, ma con il calo costante del prezzo divenne molto più accessibile, provocando un diffuso deterioramento biologico in tutta la popolazione e una conseguente grande perdita di energia.

EFFETTI DELLO ZUCCHERO SULL’ORGANISMO

Lo zucchero è un carboidrato semplice. Se ne distinguono diversi tipi:

  • glucosio: si trova con altri zuccheri nella frutta e nella verdura, e costituisce il carboidrato di base del metabolismo di tutti gli esseri viventi. Il corpo converte gran parte dei cibi in glucosio.
  • destrosio, derivato sinteticamente dall’amido di mais
  • fruttosio, contenuto nella frutta
  • maltosio, ottenuto dalla germinazione dei cereali e dal malto, (polisaccaride più complesso)
  • lattosio, contenuto nel latte
  • saccarosio, ricavato dalla raffinazione della barbabietola o della canna da zucchero.

E’ interessante notare che mentre il succo fresco di barbabietola rivela 8.500 unità di energia radiante (vicino ai valori massimi), una zolletta di zucchero non ne registra nessuna, nonostante le calorie siano praticamente le stesse.

Nel 1971 il dr. M. Curtis Wood pubblicò il libro “Sovralimentati ma sottonutriti”, evidenziando come molte persone in sovrappeso siano in realtà denutrite. Lo zucchero raffinato fornisce calorie “vuote”, prive di nutrienti e, cosa ancor più grave, è causa di processi molto dispendiosi di digestione, detossificazione ed eliminazione. Infatti per assimilarlo, il corpo ha bisogno dell’acqua che c’era nella barbabietola (o la canna da zucchero) da cui è stato estratto, ed è costretto a prenderla dalle riserve interne, quindi si disidrata. Per assimilare lo zucchero ha bisogno anche delle vitamine e dei sali minerali che si trovavano nella barbabietola, e anche in questo caso deve attingere dalle proprie riserve. Ingerendo grandi quantità di zucchero il corpo utilizza le riserve di sodio, potassio, magnesio e calcio (dalle ossa e dai denti) per produrre acidi neutri che riportino l’equilibrio acido-alcalino nel sangue.

Ne consegue una condizione continua di iperacidità e un impoverimento progressivo delle riserve con conseguente indebolimento generale, che poco a poco colpisce ogni organo.

Lo zucchero raffinato, o saccarosio, viene digerito direttamente nell’intestino, dove viene convertito in  glucosio (uno zucchero semplice) e viene assorbito dal sangue, alzando il livello della glicemia. Il sangue lo trasporta al pancreas che secerne insulina, che viene trasportata dal sangue al fegato, dove l’eccesso di glucosio è convertito in glicogeno e immagazzinato (uno zucchero più complesso). Quando invece il livello di glucosio scende, intervengono le ghiandole surrenali, che utilizzano le riserve di glicogeno nel fegato riconvertendole in zuccheri semplici per rialzare il livello di glucosio.

In un organismo sano la quantità di glucosio nel sangue è mantenuta costante grazie al gioco di equilibrio tra insulina, ormoni corticali e ACTH. Ma in un organismo deficiente le oscillazioni di glucosio nel sangue sono molto più estreme: il pancreas produce troppa insulina e il livello di glucosio si abbassa troppo, dando luogo a ipoglicemia. E’ erroneo pensare che se il livello di glucosio nel sangue è basso (valori normali tra 70 e 110 mg) necessitiamo di qualcosa di dolce, ma è vero il contrario: ciò accade perchè mangiamo già troppi zuccheri scatenando la produzione di insulina. L’iperstimolazione del pancreas è provocata dall’assunzione di troppi zuccheri semplici: saccarosio, miele, frutta tropicale e zuccherina e altri cibi quali cioccolato, caffé, alcol, stimolanti, olio, spezie, farmaci e droghe.

Se al contrario il pancreas non produce abbastanza insulina, il fegato non riesce a convertire il glucosio in glicogeno e si ha il diabete, dove gli zuccheri si accumulano nel sangue. Il consumo quotidiano di zucchero fa saturare il fegato di riserve di glicogeno, e quello in eccesso viene rimandato al sangue sotto forma di acidi grassi che vengono trasportati in ogni parte del corpo e si depositano inizialmente nelle parti più inattive: ventre, natiche, petto e cosce. Quando anche queste sono saturate, gli acidi grassi si distribuiscono anche negli organi attivi, come cuore e reni, rallentando la loro attività e facendoli degenerare. A questo punto si altera la pressione sanguigna e tutto il corpo ne risente.

LA DIGESTIONE DEGLI ZUCCHERI

Gli zuccheri vengono digeriti nell’intestino, dove vengono convertiti in glucosio (uno zucchero semplice) e assorbiti dal sangue. Se però lo zucchero è assunto insieme ad altri cibi, staziona nello stomaco, in ambiente caldo e umido, dando luogo a fermentazioni acide. Sia gli zuccheri naturali del miele e della frutta che quelli raffinati tendono a bloccare la secrezione dei succhi gastrici e a inibire il movimento naturale dello stomaco.

Se la digestione enzimatica ad opera dei batteri prepara il cibo ad essere utilizzato dall’organismo come nutrimento, la decomposizione lo rende inutilizzabile e velenoso. Una digestione incompleta dà luogo a “metaboliti tossici” come l’acido piruvico e zucchero anormale, con 5 atomi di carbonio anziché 6. L’acido piruvico si accumula nel cervello e nel sistema nervoso e gli zuccheri anormali nei globuli rossi del sangue. Inoltre lo zucchero irrita il rivestimento di esofago, stomaco e duodeno, e aumenta l’acidità nello stomaco del 20%. L’eccesso di acidità provoca l’ulcera (nel 1997 ne soffrivano 20 mil di americani). 

Cinquant’anni dopo la scoperta dell’insulina, il numero dei diabetici è cresciuto senza sosta. Purtroppo l’industria alimentare utilizza lo zucchero in tantissimi alimenti: pane, prodotti da forno,  tabacco, ecc. Lo zucchero bianco, chiaro, rosso e scuro “non raffinato” sono fatti tutti allo stesso modo, aggiungendo una percentuale di melassa.

Piccola nota: In natura gli uccelli mangiano gli insetti in un momento del giorno diverso dai semi. Gli altri animali tendono a mangiare un solo cibo alla volta. In Oriente si mangia prima ciò che è yang e poi ciò che è yin: cibo yang a colazione (zuppa di miso, pesce crudo, riso) e infine verdure che sono yin. Per gli Ebrei è proibito assumere carne e latticini nello stesso pasto (per approfondire puoi leggere qui l’articolo sulle combinazioni alimentari di Shelton).

Ricerche in campo dentistico hanno rivelato che i denti sono soggetti agli stessi processi metabolici del resto del corpo e che la resistenza alla carie è indice della salute di tutto l’organismo:

Il consumo di carne rossa produce nell’organismo un bisogno di essere equilibrata da qualcosa di molto dolce, quindi zucchero. Questo desiderio si riduce sostituendola ad esempio con il pesce, o con proteine vegetali. I bambini che mangiano zucchero hanno comportamenti capricciosi e instabili. Togliendo lo zucchero si possono osservare le variazioni nei comportamenti.

ZUCCHERO E CERVELLO

Abbiamo visto come l’assunzione eccessiva di zuccheri dà luogo a picchi di insulina e di ormoni antagonisti. Affinché il corpo si trovi nello stato di massima efficienza, la quantità di glucosio e di ossigeno nel sangue deve mantenersi in equilibrio.

Uno stato di ipoglicemia in cui il tasso di zucchero nel sangue è basso, tende ad affamare le cellule del corpo, specie del cervello, le cui cellule sono le prime a soffrire della sottonutrizione. Quando il glucosio viene assorbito dal sangue ci sentiamo in forma, poi il glucosio scende al minimo per effetto dell’insulina prodotta e ci sentiamo stanchi e provati, fino a che il livello di glucosio non risale. Siamo in preda al “mal di zucchero” (sugar blues).

Per concludere riporto uno spunto interessante sul numero crescente di malati di nervi: diversi pionieri della psichiatria ortomolecolare, quali il dottor Hoffer, Allan Cott e Cherkin, e il dottor Linus Pauling hanno confermato che i disturbi emotivi sono spesso solo il primo sintomo dell’incapacità del corpo di metabolizzare lo zucchero o sopportarne lo stress di assuefazione. Tre anziani su quattro mostrano un metabolismo degli zuccheri insufficiente. L’alcol combinato con lo zucchero aumenta l’esaurimento del cervello (non è un caso che la maggioranza degli alcolizzati siano anche ipoglicemici).
Altre ricerche sulle malattie mentali e su pazienti dichiarati schizofrenici rivelano la correlazione con diete ricche di zucchero.